Cari esportatori di olio d’oliva, il
2015 secondo le principali organizzazioni internazionali sarà l’ennesimo anno contrassegnato da una crescita economica a macchia di leopardo. E mentre
segnali ampiamente positivi sembrerebbero giungere da oltre oceano (in particolare dal mercato
canadese e da quello Statunitense) una particolare attenzione va prestata alle
dinamiche del mercato russo.
Le tensioni provocate dalla
guerra in Ucraina avevano già rivelato qualche rischio nel continuare a scommettere
sulle vendite nel mercato russo. Ma il continuo calo dei prezzi del petrolio,
fenomeno che si registra da metà dell’anno (36 punti percentuali in meno fino a
70,2 dollari al barile al 28 novembre per il Brent) e la conseguente decisione
dell’OPEC di non tagliare la produzione ha notevolmente aumentato i rischi di recessione di quel paese.
Ad oggi è già possibile
scommettere sul fatto che i prezzi dei beni petroliferi rimarranno tali almeno
nei prossimi sei mesi fino alla prossima riunione dell’OPEC in programma a
giugno. Tale dinamica potrebbe portare la Russia ad un periodo di recessione
nel corso del 2015. Questo è il giudizio condiviso da numerosi economisti.
Il governo russo fa fatica a
mantenere le promesse di spesa pubblica quando il petrolio scivola sotto i 100
dollari al barile. E se a ciò si aggiunge la forte svalutazione subita dal rublo (che ha
aggiornato il minimo storico a 53,91 per dollaro) si può comprendere bene come le
nostre vendite di olio d’oliva possano non solo divenire meno competitive ma
come si possano pericolosamente ridurre i nostri margini di profitto.