martedì 2 dicembre 2014

Warning: nel 2015 evitiamo di scommettere sul mercato russo.



Cari esportatori di olio d’oliva, il 2015 secondo le principali organizzazioni internazionali sarà l’ennesimo anno contrassegnato da una crescita economica a macchia di leopardo. E mentre segnali ampiamente positivi sembrerebbero giungere da oltre oceano (in particolare dal mercato canadese e da quello Statunitense) una particolare attenzione va prestata alle dinamiche del mercato russo.

Le tensioni provocate dalla guerra in Ucraina avevano già rivelato qualche rischio nel continuare a scommettere sulle vendite nel mercato russo. Ma il continuo calo dei prezzi del petrolio, fenomeno che si registra da metà dell’anno (36 punti percentuali in meno fino a 70,2 dollari al barile al 28 novembre per il Brent) e la conseguente decisione dell’OPEC di non tagliare la produzione ha notevolmente aumentato i rischi di recessione di quel paese.

Ad oggi è già possibile scommettere sul fatto che i prezzi dei beni petroliferi rimarranno tali almeno nei prossimi sei mesi fino alla prossima riunione dell’OPEC in programma a giugno. Tale dinamica potrebbe portare la Russia ad un periodo di recessione nel corso del 2015. Questo è il giudizio condiviso da numerosi economisti.

Il governo russo fa fatica a mantenere le promesse di spesa pubblica quando il petrolio scivola sotto i 100 dollari al barile. E se a ciò si aggiunge la forte svalutazione subita dal rublo (che ha aggiornato il minimo storico a 53,91 per dollaro) si può comprendere bene come le nostre vendite di olio d’oliva possano non solo divenire meno competitive ma come si possano pericolosamente ridurre i nostri margini di profitto.