lunedì 17 ottobre 2011

Danimarca, la tassa sui grassi che "fanno male": un cieco strumento di politica o un legislatore illuminato?

Salve a tutti, segnaliamo qui una notizia riportata da numerosi altri blog tra cui TrashFood - a cui rimanda il link - che riteniamo (se fondata ovviamente, e cercheremo nei prossimi giorni una verifica) molto interessante.
E interesante è anche la discussione che suscita e che può essere seguita sul web. Dunque, la notizia è che in Danimarca (pare) è stata introdotta una tassa sugli alimenti che contengono grassi saturi oltre il 2,3% pari a 2,50 euro per kg di grassi. Una traduzione pratica di una politica.
Che però può risultare discriminatoria, e comunque grossolana. Il valore nutrizionale dei grassi saturi varia con la formulazione con cui sono assimilati; gli zuccheri sono altrettanto pericolosi; i grassi saturi hanno un valore nutrizionale comunque importante e molto dei loro effetti negativi dipende dall'età, dal sesso e dallo stile di vita di chi li assimila.
Quindi?
Tirando le somme, ci sembra una buona notizia che, però, necessita di tanta, tanta riflessione.

http://trashfood.com/2011/10/la-tassa-sui-grassi-saturi-della-danimarca.html

P.s. A breve il resoconto di AgriLevante - convegno sull'olivicoltura del 14 Ottobre, c'eravamo anche noi.

lunedì 26 settembre 2011

Leonardo (indiano): imparare a investire nella programmazione di marketing

E' notizia di questi giorni che un brand indiano di olio di oliva sta migliorando la sua immagine e, soprattutto, la sua offerta per penetrare maggiormente nel mercato indiano.
La notizia è riportata dal famoso blog "The olive oil times" - su cui un giorno sarà necessario spendere due parole per conoscere l'origine di questo ingente investimento in comunicazione. Chi vuole può leggere la notizia originale in inglese. Il brand in questione è l'olio "Leonardo" della compagnia "Dalmia Continental".


La nuova etichetta dell'olio Leonardo riporta consigli per l'uso, per ogni diversa tipologia di olio, nella cucina indiana, occidentale, e per il condimento delle insalate.
Qualcuno ha mai assaggiato l'olio Leonardo? Avete mai avuto una sua bottiglia tra le mani? A quale prezzo è venduto sugli scaffali? Siamo sicuri sia ottimo e per questo ci piacerebbe conoscerlo e approfondire le sue strategie di marketing.

Cosa ci insegna questa notizia? Investire nella programmazione strategica e operativa di marketing è fondamentale.

A presto

venerdì 16 settembre 2011

Il mondo va verso una nuova recessione globale? Ecco i mercati che sembrano non conoscere crisi


Cina, Brasile, Polonia e Australia, sono questi i fantastici quattro, mercati in cui la domanda di olio d’oliva, non ha conosciuto crisi. Mentre la domanda mondiale di questo prodotto si contraeva (tasso annuo medio tra il 2007 e il 2010 del -1.7%) a seguito, anche della più grande crisi economica mondiale dal ’29, i consumatori di questi mercati hanno continuato ad incrementare la loro domanda annua assumendo il ruolo di principali protagonisti sui mercati globali.  I primi dati a nostra disposizione sul 2011 (primi 5 mesi), sembrano ulteriormente confermare tale dinamica, segnalando una ulteriore forte crescita delle importazioni rispetto agli anni precedenti.


Ad esempio il Brasile in soli 10 anni è divenuto il 5° importatore mondiale di olio d’oliva. Negli ultimi 10 anni, le importazioni sono cresciute ad un tasso medio annuo del 21%, registrando addirittura una accelerazione nell’ultimo triennio (+24%). Il mercato brasiliano sembrerebbe, dunque, essere immune a qualsiasi rallentamento economico. Ed anche nei primi 6 mesi del 2011, in questa nuova fase di incertezza economica mondiale, si registra una ulteriore nuova accelerazione della domanda di olio d’oliva estero: +35.5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

I Paesi che meglio di altri si sono mostrati capaci di cogliere questa dinamica sono stati il Portogallo e la Spagna, che hanno incrementato le loro vendite di oltre 50 punti percentuali nel primo semestre del 2011. Gli esportatori italiani al contrario rivelano tutte le loro difficoltà ad incrociare la domanda proveniente dal mercato brasiliano, non riuscendo a beneficiare in alcun modo di da tale positiva dinamica. Di fatti le nostre vendite nei primi sei mesi dell’anno sono rimaste sostanzialmente stabili (+0.5%) rispetto allo scorso anno.
D’altra parte le difficoltà degli esportatori italiani di olio d’oliva a competere e penetrare nei mercati emergenti e più dinamici in questa prima fase del 2011 sembrano non sussistere solamente in Polonia e in Australia. In questi Paesi, di fatti, l’export italiano sembra riuscire a non perdere posizioni, ed anzi nel caso dell’Australia le vendite di olio d’oliva nei primi cinque mesi del 2011 hanno più che triplicato la domanda complessiva….. (seguirà nota sul mercato Australiano).



venerdì 22 luglio 2011

Lo strano caso del mercato giapponese: ombre, ma a guardar bene anche luci?



Fino allo scorso anno la domanda di olio d’oliva proveniente dal Giappone, non sembrava conoscere crisi. Mentre in tutto il mondo nel 2008 e soprattutto nel 2009, gli scambi commerciali crollavano, qui proseguivano a ritmi sostenuti. Come emerge dal grafico sottostante tra il 2008 e il 2010 le importazioni di olio d’oliva hanno continuato a crescere, raggiungendo un tasso di crescita prossimo al 31.6% nel 2010, rendendo il mercato giapponese il settimo al mondo per importanza. Il disastroso Tsunami del marzo 2011 sembra essere riuscito a mutare le dinamiche in atto in questo mercato: di fatti nei primi cinque mesi di quest’anno vi è stata una contrazione di oltre 10 punti percentuali (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).



Le esportazioni italiane di olio d’oliva, probabilmente sostenute dalla loro qualità, sembrerebbero essere state capaci di reggere meglio il calo della domanda giapponese. Di fatti al contrario degli altri principali concorrenti (Spagna e Turchia) la riduzione delle importazioni provenienti dall’Italia nei primi cinque mesi del 2011 è risultata essere solo del 6%. Risultato questo notevolmente migliore rispetto al –28.3% della Turchia e al –17% della Spagna.


Tali risultati, lasciano dunque presagire interessanti possibili sviluppi per gli esportatori italiani, evidenziando ombre, dietro le quali potrebbero però celarsi nuerose luci. Se da un lato, il mercato giapponese nel 2011 rischia di divenire meno attraente dal punto di vista della dinamica, d’altra parte sembrerebbe caratterizzarsi per una ancor più rilevante presenza degli esportatori italiani. La vieppiù mutata sensibilità dei consumatori giapponesi verso cibi biologici e “sani” sembrerebbe poter premiare in futuro proprio la qualità dei prodotti italiani. Come emerge dal grafico sottostante continua la lenta ma progressiva ripresa di quote di mercato nel Giappone, che pur in un anno così difficile sembra essere pronta a tornare sui livelli del 2007.




mercoledì 11 maggio 2011

Le esportazioni italiane di olio #2 - Olio di oliva in Giappone: aspettando il post-tsunami



Le importazioni giapponesi calano del -13,6% in valore rispetto al I° trimestre 2010, ed il prezzo medio scende a 3,823 € al kg, -3,39% per lo stesso periodo.


Gli effetti del maremoto dell’11 marzo 2011 sull’economia Giapponese non tarderanno ad arrivare. L’ ”economia dei disastri” non è nuova a queste previsioni, e già gli analisti si affrettano a concludere le prime valutazioni. A risentirne potrebbero essere gli scambi commerciali, e soprattutto le importazioni, e soprattutto per quei settori in cui l’evento catastrofico può aver interrotto i flussi organizzativi e di scambio di prodotti complessi lungo filiere di produzione che interessano aziende disclocate all’estero (Escith et al., 2011).


Con queste premesse, si potrebbe dire che le importazioni di olio di oliva vergine (che ricordiamo nella calssificazione internazionale include anche gli extravegini con o senza certificazioni di qualità e/o bio) non dovrebbero risentire della catastrofe. Potrebbero, però, esserci degli elementi in grado di influire negativamente sulla disponibilità dei consumatori e delle imprese giapponesi ad acquistare olio (per es. emotività e priorità superiori, nella scala dei valori; riduzione del potere di acquisto; distruzione di esercizi commerciali; etc.).
Di sicuro è troppo presto per una valutazione, se non altro perché non esistono ancora dati più aggiornati di quelli che qui forniamo, ovvero al marzo 2011.
Ad ogni modo, se da Febbraio a Marzo 2011 le importazioni di olio vergine sono salite di 150 mila euro, da un’osservazione più approfondita dei dati evidenziamo un calo delle importazioni di olio vergine piuttosto deciso, pari al -13,6%, confrontando il trimestre Gen-Mar 2011 con il trimestre Gen-Mar 2010 - la contrazione è ancora più forte confrontando Marzo 2011 con Marzo 2010: - 17,4%.

Assistiamo quindi a un calo generico delle importazioni (in valore), trend negativo che va avanti da tempo (vedi Figura 1) e che solo di recente si sta attenuando. Ma che tipo di olio arriva in Giappone? Sappiamo che il consumatore Giapponese è piuttosto esigente nei confronti di questo prodotto e dei suoi derivati, e quindi molto attento alla qualità. Informazione che si evince anche dal valore medio unitario delle importazioni, in qualche modo assimilabile ad un prezzo medio (che include anche i CIF). Il prezzo medio delle importazioni di olio di oliva vergine in Giappone (che ricordiamo nella calssificazione internazionale include anche gli extravegini con o senza certificazioni di qualità e/o bio) nel 2010 è stato dunque di 4,055 € al kg. Se guardiamo all’ultimo trimestre disponibile (Gennaio_- Marzo 2011, Tabella 1) il prezzo è sceso a 3,823 € al kg (- 5,72% rispetto alla media 2010, e -3,39% rispetto al primo trimestre 2010).

Figura 1: Serie storica dei prezzi (€/tonnellata; valori medi unitari) delle importazinoi di olio vergine in Giappone dal Gennaio 2007 al Marzo 2011.

Dunque, calano i valori, calano i prezzi, calano le quantità: 276 le tonnellate in meno importate complessivamente in Giappone (in media) confrontando il primo trimestre 2011 con il primo trimestre 2010 (-11,76%). Stiamo quindi assistendo ad una contrazione dei consumi giapponesi di olio vergine. Ma cosa succede a livello di singoli Paesi? Rimandiamo l'approfondimento alla lettura del nostro report integrale (gratuito e su richiesta). Di seguito vi mostriamo la posizione competitiva dei più grandi “clienti” del Giappone: Italia, Spagna e Turchia (Figura 2). Dei tre, solo l’Italia vede rafforzarsi le proprie importazioni (+8,5% rispetto al primo trimestre 2010), mentre la Spagna perde consistentemente spazio (- 12,21%) seguita dalla Turchia (-2,1%). 
Figura 2: La dinamica tendenziale del primo trimestre 2011 delle importazioni Giapponesi di olio d'oliva dal mondo e dai primi tre fornitori.
I grafici qui presentati derivano da nostre elaborazioni su dati ICE e Istat.
Il presente lavoro è riproducibile gratuitamente, citando opportunamente la fonte, nei termini della licenza Creative Commons 3.0.

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mercoledì 20 aprile 2011

Le esportazioni Italiane di olio - #1

Cominciamo qui un focus sulle esportazioni di olio di oliva italiane.
Ci riferiremo qui all'olio convenzionale, per mancanza di dati ufficiali sull'olio di oliva da agricoltura biologica per fornire ugualmente un servizio ai nostri lettori. Arricchiremo la nostra analisi più avanti con informazioni specifiche per le produzioni bio.
Abbiamo deciso di iniziare guardando all'anadamento dei prezzi medi nei principali nuovi mercati per l'olio di oliva negli ultimi anni (1997 - 2010). I prezzi medi sono qui calcolati come valori medi unitari, ossia dividendo il valore delle esportazioni per le quantità delle stesse: ne risulta un prezzo medio per tonnellata di prodotto venduto (esportato). Non si tratta quindi di una media dei prezzi praticati al consumatore finale, tuttavia sono valori molto utili ai fini di una conoscenza delle dinamiche di mercato, e per semplicità saranno indicati d'ora in avanti come "prezzi". I mercati scelti sono: Stati Uniti d'America, Cina, Russia, e Giappone. Come termine di paragone é stato riportato anche l'andamento rispetto al totale delle esportazioni italiane di olio di oliva vergine (Mondo, linea blu oltremare).


Cominciamo subito con il notare che il prezzo delle esportazioni in Russia é decisamente più alto rispetto agli altri mercati considerati, compreso il valore medio delle esportazioni italiane, insieme ai prezzi praticati in Giappone. Per gli altri Paesi la differenza di prezzo é minore. Altra caratteristica immediatamente visibile é che l'andamento dei prezzi negli anni é piuttosto uniforme, soprattutto a partire dal 2010. Infine, per tutti si registra un picco nei prezzi nel 2006, ed un successivo andamento discendente fino al 2010. In questo intervallo di tempo (2006-2010), inoltre, i prezzi praticati in Cina
sono diminuiti molto più che negli altri merati (-39,2%).