venerdì 19 ottobre 2012

“Pillole di Qualità”: un commento ai primi dati ISTAT sulle produzioni italiane di qualità


Il contributo delle aziende agricole biologiche e certificate DOP (Denominazione di Origine Protetta) e/o IGP (Indicazione Geografica Protetta) alla sostenibilità ambientale, economica e sociale del territorio è sicuramente più elevato di altre realtà aziendali. Esse, per esempio, contribuiscono alla diffusione di forme di conduzione di terreni e di allevamenti compatibili con la tutela dell’ambiente, del suolo e della diversità genetica, e  consentono di promuovere produzioni di qualità. Avere un quadro aggiornato in merito a tali tematiche è tanto più rilevante quanto più ci si approssima alla chiusura dei negoziati sulla nuova PAC 2014-2020 (sempreché non slitti al 1 gennaio 2015, ipotesi remota ma alla quale anche il Presidente Paolo De Castro ha accennato in un recente incontro alla Camera di Commercio di Bari) così come della più ampia strategia Horizon 2020.

Oggi, dunque, vi presentiamo le prime informazioni sulla struttura di queste aziende, provenienti dal 6° Censimento generale dell’agricoltura realizzato dall’ISTAT.

Nel 2010 secondo l’ISTAT le aziende che risultano adottare metodi di produzione biologica per coltivazioni o allevamenti sono state 45.167 pari al 2,8% delle aziende agricole totali. Di queste, 43.367 aziende applicano il metodo di produzione biologico sulle coltivazioni (2,7% delle aziende in complesso) mentre le aziende zootecniche sono  8.416 (3,9% delle aziende zootecniche italiane). Sono invece 6.616 le aziende biologiche ad orientamento produttivo misto.

Il primato delle aziende bio spetta ancora al Meridione (isole comprese) che “ospita” circa il 62,5% del totale. Qui si concentra anche il 70,9% della superficie biologica complessiva. In particolare, la Sicilia è la regione dove si conta il maggior numero di aziende biologiche (7.873 unità); seguono la Calabria con 6.769 aziende e la Puglia, con 5.295.

La dimensione media nazionale  delle aziende bio (in termini di SAU) è di 18 ettari, notevolmente superiore a quella generale, che si attesta a 7,9 ettari di SAU. In Sardegna, con una media di 43,8 ettari di superficie biologica ad azienda, si registrano le dimensioni unitarie  più elevate; seguono Basilicata (23,7 ettari) e Puglia (22,8 ettari).
Questi dati risultano essere molto interessanti perché- evidenziano come le aziende bio siano potenzialmente più solide delle convenzionali. Ci sembra di grande interesse valutare quanto, regione per regione, i contributi allo sviluppo del biologico abbiano o meno contribuito al verificarsi di questo fenomeno.


Per quanto riguarda le aziende certificate (DOP/IGP) le maggiori superfici investite in coltivazioni certificate interessano soprattutto la vite (oltre 320 mila ettari). Per questa coltura le maggiori superfici DOP/IGP sono localizzate in Veneto (56.042 ettari, pari al 17,5% della superficie DOP/IGP complessiva nazionale investita a vite). Ma anche le coltivazioni di olivo, come ben emerge dal grafico sottostante si difendono bene e soprattutto risultano essere in continua crescita. 






Informazioni di maggiore dettaglio su queste aziende sono disponibili nel data warehouse ISTAT: http://dati-censimentoagricoltura.istat.it/
Per ultreriori informazioni sul censimento dell’agricoltura 2010 si consulti anche:  http://censimentoagricoltura.istat.it/