mercoledì 6 marzo 2013

Nuovi dazi sulle importazioni indiane di oli vegetali


La notizia é stata pubblicata 40 minuti fa su bloomberg.com - o almeno lì l'abbiamo letta - sito di news e approfondimento a carattere economico: il governo indiano aumenterà, almeno del doppio, i dazi sulle importazioni di oli vegetali.

La notizia é davvero importante, non solo per coloro che esportano grandi quantità dei grassi vegetali comunemente più utilizzati dalla popolazione indiana per ill consumo umano e non, quali olio di palma, soia, di mais, etc., ma anche per chi in questo mercato ha iniziato - o ha intenzione - ad aprire la strada alle esportazioni di olio di oliva. Sono queste, e soprattutto quelle di olio extravergine  e di qualità, che a nostro giudizio risentiranno di più di quest'aumento dei dazi.

Dentro la notizia.

L'India, il più grande consumatore di oli da cucina (cooking oils) al mondo dopo la Cina, aumenterà l'imposizione di dazi all'importazione di almeno il doppio entro l'anno per proteggere la produzione interna, secondo le parole di Dorab Mistry, direttore della Godrej International Ltd, riportate alle 11.08 del 6 marzo 2013 da Ranjeetha Pakiam e Luzi Ann Javie su Bloomberg.

I dazi su gli oli non raffinati passeranno probabilmente dal 2,5% al 10% (+7,5 punti percentuali) entro Aprile o al più Maggio 2013, per poi arrivare a circa il 20% (+17,5%) entro Agosto-Settembre, ha riportato Mistry, che lo scorso Novembre preannunciò l'introduzione delle tariffe. I dazi sugli oli raffinati passeranno, con lo stesso passo, dal 7,5% al 17,5% e poi al 27,5 (+20%) .

In effetti, le importazioni di olio di palma e di soia avevano raggiunto un livello record a Gennaio con le scorte domestiche a quasi 2 milioni di tonnellate, circa l'80% in più di un anno fa, ha dichiarato Mistry. Mistry, che ha scambiato olio di palma per più di 30 anni, ne ha parlato oggi alla "Palm and Lauric Oils Conference & Exhibition" a Kuala Lumpur.

Le importazioni indiane di oli edibili e non, raggiungeranno il record di 10.9 milioni di tonnellate entro l'anno e lo stock di grassi vegetali ha raggiunto il valore di 2.77 milioni di tonnellate da Novembre 2012 al 31 Gennaio 2013, dati riportati da Bloomberg e rilasciati dall'associazione di categoria indiana "Solvent Extractors’ Association" il 14 Febbraio. A quanto pare i portavoce dell'associazione non temeno le preoccupazioni del governo indiano circa l'effetto che l'aumento dei dazi potrebbe avere sulla crescita dell'inflazione.

La notizia dovrebbe preoccupare soprattuto i produttori ed i commercianti di Indonesia e Malesia (olio di palma) e Brasile e Argentina (olio di soia) da cui provengono il 50% delle importazioni indiane dei cosiddetti "cooking oils".

Le conseguenze sul mercato dell'olio di oliva.
Sebbene Bloomberg calcoli che il consumo interno di cooking oils potrebbe salire del 6% a 17,5 milioni di tonnellate entro quest'anno, principalmente per l'aumento congiunto della popolazione e della ricchezza disponibile, riteniamo che l'effetto che tali dazi potrebbero avere sulle importazioni di olio di oliva, ancora di nicchia in India, potrebbero essere altrettanto preoccupanti.

Stando alla notizia, un litro di olio di oliva diventerebbe forse troppo costoso per le - seppur in aumento - disponibilità economiche del consumatore indiano. Abbiamo dunque effettuato una ricerca sui dati ufficiali dell'ufficio statistico sul commercio internazionale delle Nazioni Unite - la fonte più attendibile  sulla scena mondiale - disponibili per la categoria degli oli vergini in cui sono inclusi anche gli extravergini.
Dalle nostre ricerche il prezzo medio di un 1 kg di olio vergine (incluso EV) importato in India nel 2011 si attestava a 3,623 dollari USA, 3,65 per gli oli italiani (2,856 a Novembre 2012) e 3,544 per quelli spagnoli. L'incremento previsto per Settembre 2013 porterebbe questi prezzi a 4,265 dollari, 4,289 dollari e 4,165 dollari rispettivamente. Da questo scenario risulta chiaro che gli oli spagnoli arriverebbero a costare ben 12,4 centesimi di dollaro in meno, ovvero quelli italiani costerebbero il 2,99% in più.

Non solo. Il dato riguarda gli oli vergini sia sfusi che confezionati; é molto probabile, dunque, che chi commercializza olio confezionato - normalmente a prezzi più elevati - veda questa forbice allargarsi notevolmente.

Che conseguenze potrà avere l'incremento di dazi previsto? Possiamo ipotizzare un primo scenario, in cui i consumatori indiani più abbienti non cambino i loro acquisti nonostante l'aumento dei prezzi. In questo caso é possibile che gli importatori acquistino oli non italiani perché più price competive ed in grado di garantire margini superiori. 
Un secondo scenario, il peggiore, può vedere un calo generalizzato dei consumi di olio di oliva.
Di sicuro, in entrambi i casi, una buona comunicazione mirata a far scegliere il prodotto italiano e il prodotto di qualità é l'arma principale di cui il commercio di olio di oliva in India dovrebbe dotarsi.

L'argomento ha diversi risvolti, presto pubblicheremo un notro approfondimento.

Nel frattempo chiediamo ai nostri lettori di commentare la notizia e di riportare la propria esperienza.

L'Osservatorio.