giovedì 2 dicembre 2010

+20% per il consumo dell'olio d'oliva bio in Italia nel 2010

Secondo le ultime stime ISMEA - l'Istituto Italiano per i mercati agroalimentari - la spesa gli acquisti di olio di oliva biologico in Italia sono aumentati del +20% (in valore) nei primi 9 mesi del 2010.

Più in generale la domanda interna per consumi domestici di prodotti agro-alimentari bio nello stesso periodo Ë salita del + 11%, soprattutto negli ipermercati (+21,7%), mentre nei supermercati Ë calata del -1% rispetto alla stessa finestra temporale del 2009. Le vendite sono aumentate soprattutto al Meridione (Sicilia, + 25,3%), seguito dal Nord-Est (+9,7%) e dall'Italia Centrale; tuttavia il mercato al consumo più importante rimane l'Italia Settentrionale (70%).

fonte:
http://www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5622

Osservatorio Prezzi Olio Bio

Cari amici, stiamo raccogliendo dati sui prezzi dell'olio di oliva da agricoltura biologica nel mondo. I dati saranno raccolti, per il momento, mensilmente usando un breve questionario a partire dal 19 Novembre 2010. Chiediamo di partecipare a tutti: produttori, tecnici, agronomi, assaggiatori, commercianti, dettaglianti, grossisti, intermediari, giornalisti, ecc.

Aiutateci rispondendo subito al questionario! Bastano 2 minuti.

https://www.surveymonkey.com/s/YBBVSG9

I dati saranno pubblicati mensilmente - potete richiederci di inviarvi un report.

giovedì 12 agosto 2010

Come sta cambiando la rete del commercio internazionale dell'olio d'oliva? La recente crescita dei consumi di olio d'oliva ha destato interesse verso gli scambi internazionali di questo prodotto. L'intensificarsi dei volumi e dei valori degli scambi è andato di pari passo con l'aumentarne della complessità. Persino il ruolo dei principali Paesi importatori ed esportatori è leggermente cambiato. La complessità è funzione tra l'altro dalla specifica natura del prodotto che ne consente la miscela tra qualità diverse permettendo di ottenere prodotto finali di eguale qualità ma con costi ed a differenti. Le prospettive di profitto hanno attratto industrie multinazionali i cui interessi sono trasversali ai confini delle nazioni, influenzandone quindi le relazioni commerciali. Allo stesso tempo, i trattati commerciali internazionali hanno ricomposto la mappa degli scambi, soprattutto sotto l'influenza della globalizzazione e della liberalizzazione dei mercati. Diversi approcci analitici sono stati utilizzati e testati per fornire alla comunità scientifica strumenti in grado di condensare una chiara e facilmente interpretabile informazione, e per scomporre le dinamiche sottostanti al commercio internazionale.

Qual'è la posizione dei principali Paesi importatori o esportatori (o entrambi)? Si sono affacciati nuovi giocatori allo scacchiere? Qual'è la loro posizione? Sono in crescita o meno? Chi sono i broker migliori? Abbiamo usato la network analyis per provare a rispondere a queste domande.

Scriveteci per qualsiasi domanda o per ulteriori dettagli.
umberto77@email.it

mercoledì 10 febbraio 2010

Ethical Marketing

Un esempio di marketing a fini etici è il Cause Related Marketing: è abbastanza per conferire alle aziende un profilo etico?

http://causerelatedmarketing.blogspot.com/

venerdì 5 febbraio 2010

Il consumo etico

Il mercato britannico per i beni etici valeva nel 2008 36 miliardi di sterline rispetto ai 13,4 del 1999 (fonte: "Ten Years of Ethical Consumerism: 1999-2008"; Co-operative Bank).

giovedì 4 febbraio 2010

Etica e agricoltura

L'Osservatorio Internazionale per l'Olivicoltura Biologica ha aperto un nuovo tema di approfondimento: etica e agricoltura. Dovremmo dire olivicoltura ed etica, ed infatti è ciò su cui ci concentreremo. Ma il nostro particolare punto di vista non può che essere una proposta per passare dal particolare, appunto, al generale.

L'etica all'interno dei sistemi produttivi è di recente un tema largamente dibattuto. I piani di questo dibattito sembrano essere due: etica come nuova sintassi del futuro sviluppo ed etica come esigenza della società civile.

Il primo attraversa trasversalmente tutti i luoghi dell'attività civile, sociale ed economica (se ancora vogliamo considerare l'attività economica come altra dall'azione sociale). Il dibattito è filosofico pur cercando di tracciare una linea guida per ognuna delle attività umane. Ne è un esempio l'interesse della Chiesa Cattolica e quindi del Papa, così come di una parte del mondo politico e culturale.

Il secondo piano di discussione è un fiume alimentato da rigagnoli diversi. Il disagio personale che, da chi lo prova, trova come sfogo e ripicca più immediata la sfera "consumeristica", ovvero abbandonare l'acquisto di marchi macchiati nel loro profilo etico. Origine del disagio può essere la pressione delle politiche di brand spinte fino a raggiungere la sfera del personale, o le scoperte sconcertanti di attività criminali perpetrate da grandi e noti marchi a danno dei più deboli o dell'ambiente. A volte il disagio deriva dalla scoperta del vero valore dei propria acquisti e dello sproporzionato guadagno delle imprese: valore e prezzo sono spesso troppo distanti, lo stesso significato di valore è in discussione. Questo sfogo nella maggior parte dei casi consiste in una reazione negativa, di opposizione, di mancato acquisto. In altri casi sembra invece essere propositivo, cioè ricercare chi garantisce un profilo etico. Un esempio tra tutti il consumo dei prodotti del commercio equo e solidale. Un altro rigagnolo è quello che deriva dal mondo produttivo. Gli esempi di sfruttamento del lavoro e di posizioni contrattuali dominanti sono sempre più numerosi, intollerabili e insostenibili. Insostenibili probabilmente non solo dal punto di vista etico, ma anche economicamente. La crisi economica e soprattutto del credito sta forse smantellando un sistema di "connivenze" che rendeva "sostenibile" il peso di questi eventi. Ritorna anche qui la disparità ingiustificata tra valore e prezzo che a volte copre condizioni di lavoro insopportabili e scempi ambientali, questa volta però non in Paesi lontani ma in Italia. La povertà sta tornando trasportata non solo dalla crisi economica ma da condizioni di lavoro e di socialità al limite: ne sono un esempio lo sfruttamento dell'immigrazione (le campagne pugliesi, gli eventi di Rosarno, gli episodi al nord Italia). Ancora, un altro rigagnolo è quello che deriva dal mondo dell'associazionismo e del volontariato la cui coscienza è in molti casi organizzata, ha una sua grammatica, una comunicazione con regole più precise e quindi più efficace ed efficiente. L'associazionismo è più maturo, sa esercitare la sua pressione, sa interagire e articolarsi in diverse forme, ha una sua burocrazia, è quasi una seconda politica.

Tutto sembra interessare un cambiamento in atto nella sensibilità e nella cognizione singolare e collettiva del circostante.

A questo si aggiunge un terzo piano di discussione, quello del consumo. Una precisazione: adottiamo a fatica i termini "consumo" e "consumatori" convinti che sia altro il linguaggio da usare per discutere di economia o anche solo di comportamenti di acquisto, ma lo facciamo per non appesantire la discussione con altri concetti. Dunque, il consumo e quindi l'uso dei contenuti etici ai fini di marketing.

(Prima e) Durante il forum vorremo quindi porre diverse domande, sia di carattere generico che più specifico.

Alcune delle domande di carattere generale che ci e vi poniamo da qui al 28 Aprile 2010, data del forum, sono: come utilizzare contenuti etici per migliorare i sistemi locali (agricoli e rurali) produttivi? Come garantire un giusto valore alla merce, nella fattispecie ai prodotti agro-alimentari? E' necessario garantire redditi equi, ovvero proporzionati, ai produttori agricoli? E come? Le certificazioni possono essere una risposta? Può l'etica essere uno strumento di marketing? Nei casi in cui è usata a tal fine, l'uso è proprio? Lo, cioè, nei fatti? E' etico esso stesso? Come può essere migliorato?

Tra le questioni specifiche su cui vorremmo lavorare c'è il caso emblematico del mercato dell'olio d'oliva. La garanzia dei redditi per gli olivicoltori ormai da anni in discussione è ora più provvisoria e cogente. L'olivicoltura biologica ha fin' ora garantito risultati migliori per l'opportunità di differenziare il proprio prodotto a cui ha fatto seguito, o avrebbe potuto fare seguito, l'articolazione di una filiera più "equa" nella distribuzione del potere contrattuale e quindi del valore, ed anche più etica.

Questo è uno dei temi salienti del X Forum Internazionale per l'Olivicoltura Biologica. Qual'è l'esempio dell'olivicoltura biologica? Come migliorare le opportunità da essa offerte? Su quali fronti lavorare e su quali innovare?

Il nostro intento è quello di animare una discussione che porti a risultati utili, possibilmente uno sprone verso la concretezza delle azioni e della progettualità, sperando di riuscire.