lunedì 13 gennaio 2014

Pillole Informative

Inauguriamo le pillole informative del 2014 con una puntualizzazione sulla capacità produttiva di olio d'oliva in Italia. Tale precisazione si rende necessaria per individuare in quali territori vi sono le maggiori possibilità di sviluppo ed in quali, invece, si è stati capaci di sfruttare al meglio le piccole ma qualitativamente eccellenti capacità produttive di olio d'oliva.

La lente di ingrandimento questa volta sarà puntata in generale sulle regioni, per poi zummare su ciascun singolo territorio.
Nel 2011 l'Istat ha certificato una produzione totale di olive da olio pari a 34.511.096 di quintali, in crescita rispetto agli anni precedenti ma ancora lontana ( - 25%) dalla produzione massima registrata nel 2004 (oltre 46 milioni di quintali).  Tale contrazione sembrerebbe essere dovuta da una parte ad uno spostamento verso altre produzioni, e dall'altra ad un miglioramento qualitativo del prodotto che è andato a discapito della quantità prodotta.

Come appare evidente dal grafico a torta sottostante gran parte della produzione è concentrata in Puglia e Calabria, insieme capaci di determinare poco meno dei due terzi della produzione totale italiana.

Negli ultimi 10 anni, le uniche regioni capaci di incrementare seppur di poco la propria quota di produzione sono state la Toscana (ha raggiunto il 3%) e il Lazio (5%). Ma proprio queste ultime, insieme all'Umbria,  sembrerebbero essere state le regioni che più di altre si sono rese capaci di sfruttare le opportunità di crescita provenienti dall'aumentata domanda estera, massimizzando le proprie capacità di profitto. Di fatti, pur contando per meno del 10% della produzione totale di olio, le imprese olivicole di tali regioni sono capaci di determinare circa un terzo delle esportazioni di olio d'oliva italiano.

Tale evidenza se da una parte esplicita la capacità delle imprese di quei territori di andare a cercare i proprio migliori clienti all'estero dall'altra segnala una loro maggiore lungimiranza nel migliorare qualitativamente il proprio prodotto, rendendolo più appetibile, nel crescere dimensionalmente in termini di impresa, talvolta anche cooperando con altri operatori, al fine di penetrare nei mercati esteri, più lontani forse più complicati ma sicuramente più proficui.




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