La gelata dei consumi che ha
colpito l’Italia nel 2012, e che coinvolgerà gran parte dell’Europa nel 2013, sembra
oramai aver definitivamente orientato il settore olivicolo italiano alla
ricerca di nuovi consumatori, in un’ottica capace di mixare qualità e
sostenibilità (anche dei costi).
I dati sulle esportazioni e sulle
importazioni di olio d’oliva extravergine italiano nel 2012 evidenziano
abbastanza nitidamente l’esistenza di un’ottica duale sul mercato olivicolo.
Da una parte, la contrazione dei
redditi in Italia ha favorito sul mercato domestico l’ingresso di olio forse qualitativamente
poco “attraente” ma dal costo indiscutibilmente molto competitivo: complessivamente
i produttori dell’Africa Settentrionale hanno incrementato del 51% le loro
vendite in Italia. Dall’altra, i produttori italiani sembrano aver definitivamente
compreso la necessità di ricercare i consumatori dai gusti più “raffinati” o
dalle maggiori possibilità economiche, non più solo nei ricchi mercati europei
(Germania + 7%) e Nord Americani (+6% negli USA) ma soprattutto nei mercati
lontani ed un tempo sconosciuti, oggi noti ai più come mercati emergenti.
Nel 2012 la qualità dell’olio
d’oliva italiano sembrerebbe aver fatto breccia in particolare nei mercati
asiatici. In Asia Orientale e in quella Centrale il 2012 ha visto realizzarsi
un incremento delle quantità vendute di ben oltre 16 punti percentuali rispetto
al già entusiasmante 2011. In particolare si segnala la straordinaria performance
degli esportatori italiani nel mercato nipponico (+23%) ed in quello cinese
(+20%).
Qui sotto una tabella riepilogativa
con tutti i numeri per alcuni dei principali paesi (per ulteriori informazioni si vedano anche sempre su questo blog gli articoli: “Riecco
le luci del mercato Giapponese” e Rallentamento
delladomanda mondiale? Dipende dal dove.)
Nessun commento:
Posta un commento