Il disastroso Tsunami del marzo
2011, secondo alcuni analisti, sembrava poter determinare un mutamento strutturale
nelle dinamiche del mercato di olio d’oliva giapponese. Di fatti nei primi
cinque mesi di quell’anno vi è stata una contrazione di oltre 10 punti
percentuali (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e
complessivamente nell’arco dell’intero anno, seppur più lieve, è stata di circa 3 punti.
I dati dei primi 10 mesi del
2012, sembrano però evidenziare tutta un’altra storia, mostrandoci un mercato
che grazie anche all’apprezzamento dello yen, si è mostrato capace di aumentare
i propri consumi di olio d’oliva. Le importazioni sono cresciute di circa il
13% rispetto all’anno prima e di tale incremento hanno beneficiato pressoché tutti
i paesi, ed in particolare la Tunisia (+366%), il Cile +129% e l’Australia
(+88%).
Ma i due principali protagonisti
del mercato giapponese sono rimasti gli olii di qualità provenienti dall’Italia
(che continua a detenere una quota di mercato superiore al 55%) e dalla Spagna
(35% del mercato). I produttori italiani e spagnoli hanno visto crescere le
loro vendite sul mercato nipponico rispettivamente del 12,4% e del 15,6%. La
qualità dell’olio d’oliva, in primis italiano, sembrerebbe dunque essere ancora
capace di premiare i produttori, beneficiando del nuovo e più consapevole
potere di acquisto giapponese.
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