Il
grafico sovrastante mostra l'andamento nei primi 4 mesi del 2012 delle vendite
di olio d'oliva italiano, in termini di variazione %, in alcuni dei prinicipali
paesi di destinazione.
Appare
piuttosto evidente la presenza di diversi segnali di criticità ma anche di
importanti elementi di ottimismo.
Di
fatti, nonostante il deprezzamento, registrato nei primi mesi dell'anno,
dell'euro nei confronti del dollaro, avrebbe dovuto sostenere la penetrazione
dell'olio d'oliva made in Italy, le vendite (in quantità) nei mercati extra-Ue
si sono caratterizzate per un chiaro ed inequivocabile segno meno. Nel nostro
primo mercato di sbocco, gli Stati Uniti, si registra una contrazione del
2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Analogo discorso
negativo, ma ancor più intenso di termini percentuali, lo si osserva anche in
altri fondamentali mercati: in Australia dove c'è stata una contrazione delle
nostre vendite di circa il 20%; in Brasile del 17%, in Canada -12% e a Taiwan
del 25%.
I
segnali positivi per le nostre imprese esportatrici olivicole invece
sembrerebbero discendere dagli incrementi che si osservano in alcuni dei
principali mercati comunitari: in particolare in Germania +14% e Regno
Unito 9,6%. Ma anche in Giappone dove si è ripreso ad aumentare le vendite del
12%
Sembrerebbe
quindi proseguire quel lento ma inesorabile mutamento qualitativo del prodotto
esportato nei mercati più lontani, caratterizzato da un margine di realizzo
superiore a fronte di una quantità venduta minore.
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